
ISO 45001, ovvero come migliorare le prestazioni aziendali investendo sul futuro.
Un’impresa nasce da una Visione. E quando questa comincia a vivere, si percorre una strada fatta di investimenti. Obiettivi e investimenti, investimenti e obiettivi. È un gioco infinito che però rischia di terminare quando la mancanza di investimenti affievolisce la Visione. Non mi riferisco all’aspetto economico, ma a quello che ci permette di andare avanti anche quando il contesto ci è ostile. Sto parlando di atteggiamento, della nostra capacità di guardare al futuro. Perché è a questo che servono gli investimenti, a guardare al futuro. E allora, se questo è vero, la sicurezza dei lavoratori è un investimento. Non la si può considerare soltanto un costo. Pensarla così rischia di appannare quell’immagine iniziale che ci ha dato la forza di avviare le nostre imprese. Sempre che di imprese stiamo parlando e non di mere aziende.
Il successo nasce dall’organizzazione
P101. È molto più di una sigla. È una visione. È il primo personal computer della storia. È un progetto italiano. È firmato Olivetti. Chi conosce la sua storia lo sa: nei suoi capannoni la vita girava come l’ingranaggio di un orologio. L’organizzazione dei processi produttivi era la base del successo. In questo, Olivetti, era sistematico ed esigente. Ma a quale costo? Al costo del rispetto delle persone. «Ok, ma noi non siamo la Fondazione Madre Teresa», potrebbe rispondere qualcuno. È vero, non lo siamo. Facciamo business. Eppure non dimentichiamo che il metodo Olivetti ha prodotto molti più risultati di molti imprenditori messi insieme. Chi può vantare di aver prodotto la P101? E chi può vantare che il proprio store sia d’ispirazione per colossi come Apple?
L’organizzazione funziona se c’è rispetto
Negli anni ‘60 non esisteva la ISO 45001 (Sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro – Requisiti e guida per l’uso), ma un uomo di grande visione aveva già capito da dove cominciare per creare progresso. Diceva ai suoi operai: «Lo stabilimento è ben più di un attrezzato ed efficiente strumento di produzione: è un simbolo del modo in cui noi crediamo di dover affrontare i problemi dell’oggi, un simbolo delle cose che affaticano, ci animano e ci confortano (…). La fabbrica fu concepita alla misura dell’uomo perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto».
LEGGI ANCHE: ISO 45001: Le imprese che vincono sono quelle sicure
Cosa succede in Italia
E noi? In Italia ci sono migliaia di aziende che investono in sicurezza. E i risultati legati a questa scelta sono concreti. Ma non basta. Perché quella strada di cui ho parlato all’inizio è ancora piena di buche e in alcuni tratti non è nemmeno asfaltata. Altro che Visione. Ogni anno, tra morti e feriti, è un’ecatombe. Quest’anno non sta andando meglio. Da gennaio 2020 abbiamo più di tre morti al giorno da infortuni sul lavoro. E non sto parlando di coronavirus. Qualcuno parla di costi della sicurezza. Ma se le parole hanno un peso bisognerebbe parlare di costi della non sicurezza.
Non è la sicurezza a costare, quello che costa sul serio sono gli infortuni, le morti, le denunce.
Sicurezza: costi e vantaggi
Vediamo perché. Sul sito di Accredia leggiamo: «il passaggio da un livello di sicurezza base a un livello di sicurezza certificato comporta un calo del numero di infortuni pari a circa il 16%, e una riduzione della loro gravità del 40%, come dimostra lo studio realizzato da Inail “La sicurezza sui luoghi di lavoro e la certificazione” che confronta gli indici infortunistici delle aziende certificate rispetto a quelle non certificate, nei diversi settori identificati dai Grandi Gruppi di tariffa Inail».
Per l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), i costi della non sicurezza si aggirano intorno al 4% del Pil mondiale. Parliamo di 1.250.000 milioni di dollari. In Italia, invece, tocchiamo il 3,5% del Pil, vale a dire circa 45 miliardi di euro.
Fermo restando che le spese per la sicurezza variano da settore a settore, possiamo comunque dire che non prevenire costa molto di più che investire in sicurezza. Chi non lo fa deve sobbarcarsi i costi legati a:
- assenze per malattia dei dipendenti
- sostituzione dei lavoratori infortunati
- tempo impiegato per le indagini sull’incidente
- mancata produzione
- oneri dovuti a sanzioni penali e costi assicurativi
- sosta degli impianti.
La qualità dipende dalla sicurezza
Ogni impresa si presenta sul mercato vantando prodotti e servizi di qualità. Come dimostra il caso Olivetti (ma questo vale per molte altre imprese), la qualità non si riferisce alle caratteristiche in sé del prodotto o servizio. La qualità è un processo, è un metodo, è una questione di mentalità. È davvero impossibile immaginare un prodotto di qualità realizzato secondo dinamiche aziendali che mettono a repentaglio la sicurezza dei lavoratori. Perché quando questo avviene vuol dire che tutti i processi sono inquinati alla fonte mancando elementi come leadership e partecipazione dei lavoratori, pianificazione e comprensione dell’organizzazione e del suo contesto.
Come migliorare la tua impresa
Il mondo imprenditoriale è pieno di falsi miti. Uno di questi è quello di considerare la sicurezza un costo. Un altro falso mito è quello di pensare che si possano fare affari senza lavorare sulla fiducia di collaboratori e clienti. La verità, invece, è che per fare affari serve metodo (oltre che all’istinto). Il mio metodo è quello delle certificazioni. Se ti interessa, chiamami. Faremo impresa insieme.