
Abbiamo raggiunto il limite strutturale della nostra economia. È il momento di ricostruire secondo il modello delle Società Benefit e B Corp.
«Hai mai pensato che i sogni si possono realizzare anche a pezzi? Che non esiste un piano A, ma tanti piani B?». Questo pensiero è di Mafe De Baggis, ma lo sento mio. Perché è un pensiero che ha a che fare con lo sviluppo sostenibile.
L’altra sera, mentre davo un’occhiata al sito dell’Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), notavo che alcuni elementi si ripetevano come gli intrecci di una trama. Il primo: la parola futuro. Il secondo: i ritardi sulla tabella di marcia rispetto agli obiettivi di Agenda 2030. Il terzo: l’impegno di molti, tra studiosi e imprenditori, nel costruire un futuro migliore. Il lavoro di tutte queste persone rappresenta i tanti piani B di cui parlavo all’inizio.
Da qui al 2030 è molto probabile che la strada dei «tanti piani B» sia la sola percorribile, dal momento che il sogno di una Terra migliore è difficile da realizzare in un colpo solo.
Agenda 2030: realismo e speranza per recuperare i ritardi
Da una parte poco male. Perché se un sano realismo ci dice che dobbiamo fare i conti con i tanti problemi che ci affliggono, per cui è bene non lasciarsi andare a sterili romanticismi, lo stesso realismo si apre alla speranza, dal momento che per farcela serve la cooperazione di tutti.
In tal senso, un articolo dedicato al «Quinto rapporto sul secondo welfare», mette in evidenza come «la pandemia ha acuito i limiti strutturali del welfare tradizionale, ma ha aperto anche a nuove prospettive per l’innovazione e per la costituzione di reti inclusive». In pratica, secondo quell’articolo, «serve una nuova alleanza pubblico-privato».
Questo mi ha fatto interrogare sul percorso che Dimitto ha intrapreso verso la Certificazione B Corp. E pensavo anche a tutte quelle imprese che lo hanno già concluso – ma che stanno continuando a lavorare sempre verso quell’orizzonte – e a quelle che hanno appena cominciato o che vogliono cominciare.
B Corp: serve nuova alleanza tra pubblico e privato
Ognuna di queste imprese, insieme al profitto, ha come obiettivo l’impatto positivo sulla Comunità. Considerando che la spina dorsale dell’economia italiana sono proprio le PMI, imprese come quelle B Corp (ma vale anche per le Società Benefit), possono essere un sicuro veicolo di sviluppo per tutto il Paese, quella «nuova alleanza pubblico-privato» in grado di creare sviluppo e innovazione.
Due parole, dell’articolo in questione, mi hanno colpito: «Limiti strutturali». Andrea De Tommasi, autore del pezzo, si riferiva al welfare, ma possiamo estendere questo concetto a tutta la nostra economia. Ed allora, se soffriamo davvero di questi limiti, ecco che uno dei piani B si conferma l’impegno di quelle aziende che trainano il Paese.
Nel 2019 scrivevo come le imprese hanno il potere di cambiare il paesaggio italiano. Lo fanno agendo innanzitutto sul paesaggio culturale e poi su quello fisico.
Ti invito a leggere quel Pensamento, ma intanto ti riporto un passaggio che, oggi, è ancora più urgente da realizzare: «Pensaci bene, il paesaggio non è solo quello che hai visto questa estate al mare o in montagna. Il paesaggio è anche quello che noi imprenditori costruiamo (o distruggiamo), ogni giorno. Lo sguardo miope di molti, porta a vedere l’azienda solo come qualcosa che ha a che fare col fatturato. Le aziende, invece, sono imprese, cioè hanno azioni importanti da realizzare. Le imprese sono corpi intermedi della società. Le imprese creano storie, realizzano aspirazioni e progetti. Le imprese custodiscono e realizzano sogni».
Una chiacchierata salverà il mondo
Se anche tu credi in un futuro migliore, chiamami. Le grandi imprese nascono anche da una chiacchierata.