
I sistemi riducono gli errori, questi sono di due tipi: da principianti e da veterani. Questi ultimi sono imperdonabili.
Un sistema di gestione ci salverà. È l’unica strada che abbiamo per riprendere il cammino che abbiamo interrotto.
I sistemi sono fatti anche dalle persone, ecco perché oggi ti scrivo: dobbiamo restare uniti. Dobbiamo «fare sistema», è il caso di dire. E le persone che fanno parte di questa mailing list, sanno bene cos’è un sistema di gestione.
Senza voler dare colpe o responsabilità, scattando una fotografia dell’attuale situazione italiana (ma anche mondiale), è evidente che soffriamo un problema: viaggiamo a vista, non abbiamo un sistema. Tutte le procedure sono saltate. Non sono state bombardate, sono semplicemente collassate.
In questi giorni è tornato alla ribalta un video che vede Bill Gates mettere in guardia il mondo intero: «La minaccia del futuro non saranno le guerre, ma i virus», spiegava il fondatore di Microsoft.
Di quell’intervento fatto durante un Ted del 2014, mi ha colpito una frase. Riferendosi al virus Ebola, Gates ha detto: «Se osservate quello che è successo, il problema non era che il sistema non funzionava. Il problema era l’assenza totale di un sistema».
A prescindere dal fenomeno da gestire, il cuore di tutto è rappresentato dai sistemi. Sono uno strumento fondamentale contro l’anarchia, ma anche contro la tirannia. Senza sistema ognuno può fare e dire ciò che vuole. Ma se ci rifacciamo a un sistema, allora possiamo correggerci, migliorarci e innovarci di continuo.
Ricordiamo il ciclo di Deming e il suo ormai famoso acronimo PDCA, Pland-do-check-act, ossia Pianificare-fare-verificare-agire. Si tratta di una semplice formula che già ora possiamo usare per gestire al meglio le nostre giornate, sempre più imperversate dalle emozioni.
È una formula che dovremo usare soprattutto quando usciremo dalla bufera e saremo chiamati a ricostruire. In prima linea ci saranno le nostre imprese. Fare sistema sarà fondamentale per non restare isolati, per non far accadere ciò che Gates aveva previsto: «L’assenza totale di un sistema».
Prendo in prestito le parole di uno scrittore italiano, Gabriele Romagnoli. Sono parole che si riferiscono all’amore, ma mi sembrano azzeccate anche per descrivere la situazione che stiamo vivendo: «Par di capire che escludesse la possibilità di capitare a Falluja. Ma Falluja, prima o poi, aspetta tutti, e da lì bisogna uscire vivi, senza portarsi via nient’altro che la pelle e un cuore riparabile. Il rischio Falluja è più forte all’inizio della vita, ma molto più grave alla fine. Per due motivi: Il primo è che non hai più tempo per rimediare e muori a Falluja, anziché a Città del Capo o a Venezia. Il secondo è che dimostri a te stesso di aver vissuto invano, senza imparare. Si possono fare errori da principianti, ma quelli da veterani sono imperdonabili».
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Mi permetto di aggiungere che da Falluja se ne può uscire solo restando uniti e facendo sistema. Questo significa che ci toccherà rimboccarci le maniche per ricostruire quell’apparato produttivo che ci consentirà di ritornare a vivere. Non possiamo più improvvisare, non possiamo più rinunciare alla tecnologia. E la tecnologia, per funzionare, ha bisogno di sistemi di gestione.
Faccio una precisazione. Un sistema, non deve solo funzionare, ma deve anche vivere. Non possiamo pensare solo al suo mero funzionamento. Altrimenti saremo punto e a capo.
Un sistema deve funzionare e vivere, deve basarsi su un Perché che va oltre il mero aspetto economico. Non è filantropia, perché se si guarda oltre il mero aspetto economico, alla lunga guadagni di più e meglio.
Cosa puoi fare oggi
Oggi non bisogna indietreggiare. Siamo in prima linea e non possiamo concedere nemmeno un millimetro al nemico. Ma in prima linea non ci si schiera da soli. In prima linea si fa sistema.
CHIAMAMI. O scrivimi. Al momento è importante comunicare. Se ti ho inviato questa mail è perché io te non siamo soli.