
ISO 22301 è la norma che aiuta le aziende a sviluppare la resilienza e a garantire la continuità operativa.
Resilienza: questione di culo. Per due motivi. Il primo: l’uomo è l’unico – tra i primati – ad aver sviluppato i glutei. Sono i muscoli per correre a lungo, quelli necessari per la caccia e, quindi, per la perseveranza. Questo, insieme ad altri elementi, dimostra quanto la resilienza sia una nostra caratteristica. Non metterla in pratica significa rinunciare a un pezzo della nostra umanità.
Il secondo motivo è invece legato alla continuità operativa delle aziende e alla norma ISO 22301 Security and resilience – Business continuity management systems. In Italia non ha ricevuto molta attenzione, perché nel nostro Paese pensiamo più alla probabilità che un evento possa verificarsi che al suo impatto. Ci affidiamo al caso o alla botta di sedere nella speranza che non si verifichi nulla di destabilizzante. Solo che poi gli eventi destabilizzanti si verificano e ne usciamo sempre malconci. Pensiamo ai danni provocati dai terremoti. Il rischio sismico è una certezza, eppure nessuno pensa a come garantire la continuità operativa della propria azienda. E questo è un problema. Anzi, un doppio problema. Perché coinvolge l’impresa interessata, ma anche tutti quei soggetti che, in qualche modo, dipendono dai prodotti o dai servizi offerti da quell’impresa.
La psicologia ci dice che la resilienza non ci casca dall’alto. Chi ce l’ha non ha avuto una botta di sedere. La resilienza è una disciplina che si coltiva. Va allenata con dedizione. È una disciplina che dipende da un elemento fondamentale: la motivazione. E questa non deve poggiarsi su incentivi, sanzioni o, peggio ancora, su una volontà altrui non condivisa (incentivi, sanzioni… ecco altri elementi in comune con un certo modo di fare impresa). Le persone, in realtà, sono molto più disposte a impegnarsi quando la motivazione si basa su attività che le fanno sentire capaci e autonome.
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La resilienza è un metodo
Con la ISO 22301 funziona allo stesso modo. Affinché la tua azienda sia resiliente, devi volerlo. E non basta la sola forza di volontà. Perché – come la singola persona sviluppa la sua resistenza grazie all’esercizio e alla disciplina – un’azienda deve elaborare il proprio sistema di gestione per la continuità operativa. Di cosa si tratta? È la capacità di un’organizzazione di mantenere la fornitura di prodotti e l’erogazione di servizi a livelli accettabili a seguito di crisi e calamità. A cosa serve questo sistema di gestione? A ridurre la probabilità che si verifichino eventi in grado di determinare uno stato di crisi e a ripristinare l’operatività nel più breve tempo possibile.
In sintesi, lo scopo della norma per la gestione della continuità operativa è pianificare, stabilire, implementare, realizzare, monitorare, riesaminare, mantenere e migliorare – in modo continuo – un sistema di gestione per proteggere un’impresa dagli incidenti che possono accadere.
Cosa comporta non volere un’azienda resiliente? L’isolamento.
Una caratteristica dell’essere umano è che, rispetto agli animali, è in grado di apprendere dalle sconfitte e di esercitare la speranza quando il contesto è critico. Cos’altro ci dovrebbe capitare ancora per apprendere quanto sia importante un sistema di gestione per la continuità operativa?
Migliora la percezione della realtà
La resilienza non è una moda, ma una capacità cognitiva. Significa che grazie a essa possiamo cambiare la nostra percezione del mondo. In genere, il modo in cui percepiamo il contesto ci porta a raccontarcela, a proteggerci da una fatica: quella di esprimere il nostro potenziale. Per cui tendiamo a scaricare le nostre responsabilità sul mondo.
Sviluppando la resilienza, invece, ci alleniamo a non crearci illusioni e a leggere la realtà in modo da scoprirne opportunità reali. Che poi è ciò che si ottiene seguendo la norma quando ci invita a studiare il contesto e, ad esempio, a compiere l’analisi di impatto operativo. Grazie a questa possiamo stabilire:
- quanto velocemente bisogna effettuare il recupero (prima dell’effettivo disastro);
- che cosa è necessario fare per tale recupero.
- Questo è lo scopo della Business Impact Analysis: definire il recovery time objective (RTO) e le risorse necessarie.
Riprendiamoci le nostre imprese
Il termine resilienza non nasce in ambito psicologico, ma indica la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. Se invece guardiamo il significato etimologico, scopriamo che deriva dal latino resalio e vuol dire risalire. Risalire sulla propria barca capovolta dalla forza del mare. Ed è proprio quello che dobbiamo fare con le nostre imprese. La crisi ci fa capovolgere, ma noi dobbiamo risalire per continuare la navigazione.