
Le regole sono uno strumento di crescita, troppe regole sono burocrazia. Le certificazioni aziendali fanno parte del primo gruppo. Ecco perché.
A cosa servono le regole? A competere. Altrimenti non sono regole, ma burocrazia. Cosa fa la burocrazia? Strozza.
Io, invece, voglio aiutare a competere. Non mi basta farlo da solo. Voglio correre insieme ad altri. Sento così forte questa aspirazione da averla fatta diventare il payoff della mia impresa: Dimitto, regole per competere. È la mia carta d’identità. Una promessa così esplicita da fondersi col nome della mia azienda, così da spazzare ogni dubbio su ciò che io e i miei collaboratori facciamo ogni giorno.
Nonostante sull’argomento abbia le idee chiare, la burocrazia comunque ci perseguita. Pochi giorni fa il Corriere della Sera titolava Imprese italiane soffocate dalla burocrazia: in Italia 160 mila norme, in Germania 5.500. Questa incontinenza legislativa costa alle aziende italiane più di 52 miliardi all’anno. E come se non bastasse tutte queste norme sono spesso indecifrabili e contraddittorie.
È un problema vecchio. Già Cicerone diceva che «il bilancio deve essere equilibrato, il tesoro ripianato, il debito pubblico ridotto, l’arroganza della burocrazia moderata e controllata, e l’assistenza alle nazioni estere tagliata, per far sì che Roma non vada in bancarotta». Molto più dure le parole di Enzo Ferrari: «I burocrati non mi piacciono, non ho stima di loro. Perché? Perché sono dei falliti negli altri campi. È gente amareggiata, delusa. Perciò ce l’hanno con tutti. Specie con quelli che sono riusciti nella vita».
Ma se la burocrazia è composta da regole, non sono burocrazia anche le certificazioni? In un certo immaginario è così. È l’immaginario di chi ragiona pronunciando frasi del tipo «abbiamo sempre fatto così. Cambiare non ci interessa».
Le certificazioni, a differenza della burocrazia, sono strumenti pensati per il miglioramento continuo. E riguardano ogni aspetto della tua azienda. In modo particolare ti aiutano a:
- Monitorare il contesto.
- Gestire il personale.
- Risparmiare sui costi.
- Migliorare la leadership.
In altre parole, le certificazioni ti aiutano a superare i limiti. Da non confondere con i problemi. Questi ultimi, in genere, provengono dall’esterno. I limiti invece giocano in casa, sono quelli con cui facciamo i conti guardandoci allo specchio. Sempre che si abbia il coraggio di guardarsi allo specchio. Scaricare ogni responsabilità sul contesto è la via più praticata e semplice.
Per carità, ci sono problemi grandi quanto catene montuose. Se ci finiamo dentro è necessario che qualcuno ci venga a salvare. Ma finché restiamo in mezzo a quelle montagne, l’unica possibilità di salvezza è la nostra resilienza, quindi la nostra capacità di superare i limiti. Miglioramento continuo. Lo ripeterò all’infinito.
E che i problemi del nostro Paese (e quindi delle imprese) dipendano grosso modo dalla difficoltà nel saper affrontare noi stessi, lo dimostra un recente studio di Scoper Ratings ripreso da un articolo del Sole 24 Ore. Secondo il quotidiano economico, l’Italia si posiziona «come undicesimo Paese più resistente in caso di shock esterni». Come a dire, la vera difficoltà l’abbiamo in casa.
Dovremmo cominciare a fare le cose con metodo. Ogni metodo ha delle regole, ma guai a confonderle con la burocrazia. Un metodo è una via da percorrere e le certificazioni sono una via sicura per ogni azienda che vuole migliorare.
L’impresa più difficile
Quella che abbiamo davanti è l’impresa più difficile: ripensare il concetto di impresa e metterlo in pratica. Dimitto lo fa da anni e lo fa insieme a quelle aziende che hanno scelto le certificazioni come strumento di crescita. Sono tante, ma non abbastanza per vincere la burocrazia. Se vuoi crescere anche tu insieme a noi, chiamami.