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Le quattro fasi del miglioramento continuo

31 Marzo 2022

Non si cambia solo con la forza di volontà. È fondamentale un dialogo strategico tra emozioni e ragione.

Migliorare: lo vogliamo tutti, ma in pochi ci riescono. Ciò che frena ogni tentativo di cambiare in meglio, non è la mancanza di volontà. Dipende da come riusciamo a gestire la mente. 

Oggi ti parlo degli ostacoli che frenano il tentativo di realizzare la versione migliore di noi stessi. Sono blocchi che riguardano il nostro percorso personale e professionale. Gli stessi che frenano anche il miglioramento aziendale, per cui sono in stretta relazione con le certificazioni aziendali.

Quindi, caso mai dovessi pensare che le certificazioni non funzionano, prima considera se ti ritrovi in una di queste situazioni.

Primo ostacolo: il nostro modo di vedere il mondo. Pensare di fare cose nuove, di comportarci in modo diverso, di sperimentare vie alternative, soltanto sforzandoci, non porta da nessuna parte se non a confermare l’idea che cambiare non serve a nulla.

Al cuore di ogni cambiamento deve esserci passione per un mondo – o uno stato mentale – diverso da quello che stiamo vivendo. 

Per raggiungere questo obiettivo si passa attraverso quattro situazioni.

Prima fase: non ci interessa cambiare

La prima è inconscia. Mi spiego: viviamo tranquilli e sereni, per cui non avvertiamo alcun desiderio di cambiare. Questo fa sì che oltre a non immaginare un futuro diverso, non si sente nemmeno l’esigenza di migliorare.

Seconda fase: soffriamo perché ci manca qualcosa

Poi le cose cambiano. Ci accorgiamo che ci manca qualcosa. Se sei un professionista potresti accorgerti che ti manca una competenza o un atteggiamento che gli altri colleghi hanno e tu, invece, no. Per questo cominci a soffrire e desideri cambiare. Però non sai come fare, sai solo che vuoi farlo. Il non sapere come venirne fuori ti fa stare male e ti fa correre un rischio: credendo che cambiare non serva a nulla, desideri tornare al primo stadio: quello in cui non migliori, ma almeno ti senti tranquillo.

Terza fase: verso la meta 

Si arriva così al terzo stadio. È un misto tra i primi due. Ci si sente bene per aver trovato la strada che ci porta al cambiamento, ma allo stesso tempo si avverte il disagio per non aver ancora raggiunto l’obiettivo o futuro desiderato.

Perché ancora non siamo diventati ciò che desideriamo? Perché per riuscirci serve tempo. Il miglioramento è questione di energie e di concentrazione.

Quarta fase: siamo cambiati

Finalmente, arriva il miglioramento. Quindi, dopo tanto esercizio siamo diventati quello per cui abbiamo tanto lottato. Questo vuol dire che abbiamo smesso di migliorare? No, vuol dire che ora siamo persone diverse e che abbiamo capito come muoverci. 

Cosa ci consente di passare da uno stadio all’altro? Abbiamo detto che la volontà non c’entra. Meglio: non è l’elemento decisivo. Ognuno di noi riesce a crescere se riesce a parlare alla parte emotiva del nostro cervello. 

L’errore di Cartesio

Qualcuno starà già invocando Cartesio e le forza della ragione. Ma la realtà ci dice che la ragione comincia a lavorare dopo le emozioni. Semplicemente perché è così che funziona il cervello. Quindi ogni crescita è una questione di dialogo strategico tra emozioni e ragione. È un dialogo che si impara. Ecco perché oggi si parla tanto di soft skills e di quanto queste siano fondamentali per avere successo nel mondo del lavoro.

A questo punto potrebbe sembra che il Pensamento sia finito qui. Lo è per questa volta, perché c’è ancora tanto da dire. La cosa importante, però, è che tu abbia capito perché, quando le cose non girano come vorremmo, siamo portati a dare la responsabilità all’esterno e non a noi stessi. Quando invece è molto probabile che, nonostante gli anni che ci siamo lasciati alle spalle, in realtà siamo ancora fermi alla prima situazione.

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Nunzio Morrone

Fonda Dimitto nel 2006, crede che le certificazioni siano lo strumento per ridurre sprechi e creare progresso. Quando non lavora ama farsi spiegare dai figli come utilizzare al meglio lo smartphone.

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