
Le norme Iso (e anche quelle En, Ohsas e Uni) introducono in azienda procedure e abitudini che aumentano performance e produttività. Ecco come.
«Ho bisogno di gratificazione». Me lo confessava, un po’ di tempo fa, un imprenditore. «Lavoro, lavoro, ma le cose non vanno», proseguiva con tono amareggiato. E magari ne hai bisogno anche tu, adesso. Subito. Di gratificazione ne abbiamo bisogno tutti, è inutile girarci intorno.
Leggi questo articolo. Non ti prometto nessun miracolo, ma ti assicuro un metodo per ottenere il massimo dal lavoro che svolgi. E se ottieni il massimo, allora godrai della massima gratificazione. Ti interessa? Seguimi.
La forza nera delle cattive abitudini
Chiariamo subito una cosa: fare l’imprenditore è difficile, oggi più che mai. Le nostre aziende devono parare colpi che arrivano da tutte le direzioni. Ma oltre alle difficoltà esterne, hai pensato alle difficoltà interne? Hai pensato che molti limiti – forse quelli che ti frenano di più – dipendono da alcune cattive abitudini aziendali?
Parliamoci chiaro: nessuno è disposto ad ammettere che il problema sia all’interno. Quand’ero piccolo andavo quasi tutti i pomeriggi a trovare un amico. Quando mi trovavo sul suo pianerottolo capitava che la sua vicina di casa aprisse la porta. Usciva un odore nauseabondo, un misto di cavoli ed umido. Lei non se ne accorgeva, ormai si era assuefatta al cattivo odore. Farglielo notare, anche se con educazione, era considerata un’offesa. Con noi imprenditori succede la stessa cosa.
L’imprenditore di cui ti parlavo all’inizio è un po’ come la signora dalla casa puzzolente. Era riuscito ad ottenere cospicui finanziamenti e con questi aveva ampliato l’azienda e aveva comprato nuovi strumenti. Chi lo conosceva gli faceva i complimenti, tranne i suoi lavoratori. E infatti i nuovi strumenti acquistati non erano usati da nessuno e finirono ben presto per diventare obsoleti. E allora perché li aveva acquistati? Perché aveva sempre fatto così, la sua abitudine lo portava a realizzare iniziative per gratificazione personale, senza però badare ai risultati aziendali e al coinvolgimento dei suoi dipendenti.
La forza potente delle certificazioni
Inutile dire che quell’imprenditore non vedeva di buon occhio le certificazioni. Le considerava un’inutile incombenza perché tanto, lui, sapeva come fare. Sapeva così bene come fare che ben 3 delle sue 4 aziende sono fallite. La quarta naviga in cattive acque.
Risale al mese scorso, invece, una notizia riportata da Ansa economia: «Le imprese, soprattutto nel settore tessile e nell’abbigliamento, in possesso della certificazione accreditata per accedere al mercato globale, “aumentano la loro produttività di un ulteriore 30-60%”. Questi i risultati della ricerca dell’Osservatorio Accredia presentata a Roma, in occasione dei dieci anni di attività dell’Ente, in cui si dimostra come l’accreditamento “faciliti le esportazioni di prodotti di qualità e sicuri, comportando benefici per le aziende e per la salute dei consumatori”». Niente male.
Questa notizia fa il paio con un caso che ha fatto scuola. Quando Paul O’Neil divenne Ceo di Alcoa – la terza azienda produttrice di alluminio al mondo – sai come le fece raggiungere risultati stratosferici? Migliorando le procedura di sicurezza interna. Migliorare le procedure vuol dire cambiare le abitudini e cambiare abitudini vuol dire cambiare mentalità.
Le certificazioni aiutano le abitudini positive, cioè aiutano ad osservare procedure che mirano al risultato e alla qualità. Le certificazioni sono fondamentali per uscire dal circolo vizioso che ci fa navigare a vista.
Cosa puoi fare oggi?
Puoi cominciare a goderti la tua gratificazione. Puoi proseguire la giornata con una speranza: puoi migliorare. Puoi essere più competitivo, puoi tagliare i costi dovuti agli sprechi. Puoi guadagnare di più e investire. CHIAMAMI. Parleremo di quanto sia gratificante lavorare al meglio e di come siano fondamentali, in tal senso, le certificazioni.