
Breve tutorial sul miglioramento continuo. Attenzione: non lo trovi su nessun manuale.
Ogni norma ISO ha un capitolo dedicato alla Pianificazione e un altro dedicato agli Obiettivi. In pratica ogni norma ISO parla di speranza. Questo non lo trovi scritto in nessun manuale o corso sugli standard, te lo dico io adesso. Speranza vuol dire concretezza. Tra poco ti spiego perché.
Intanto voglio farti leggere poche frasi tratte dal discorso che Enrico Mattei fece nel 1961 in occasione dell’apertura dell’anno accademico della Scuola di studi superiori sugli idrocarburi.
Il complesso di inferiorità
«Quando ci siamo messi al lavoro siamo stati derisi, perché dicevano che noi italiani non avevamo le capacità né le qualità per conseguire il successo. Eravamo quasi disposti a crederlo perché, da ragazzi, ci avevano insegnato queste cose (…). Tutto ciò è falso e noi ne siamo un esempio. Dovete avere fiducia in voi stessi, nelle vostre possibilità, nel vostro domani. Dovete formarvelo da soli questo domani. Ma per fare questo è necessario studiare, imparare, conoscere i problemi».
Quante volte ho sentito gente dire che con le certificazioni non si consegue il successo. E quanti ne ho visto disposti a crederlo. Mentre la verità è che tutto si fonda sulla speranza. È un argomento che ho già affrontato, più giù troverai i link dedicati. Oggi ci voglio ritornare per chiarire una cosa. Avere speranza non vuol dire stare fermi in attesa che arrivi un miracolo a salvarci. Sperare vuol dire raccogliere forze e debolezze per cominciare a lavorare per «formare da soli questo domani».
Chi dice il contrario è perché ha deciso di seguire la strada più facile, quella che non porta al successo. Infatti non sperare è molto più semplice. Non spera chi si arrende, chi già in partenza dice: «Ma tanto non serve a niente». Non spera chi si appiglia al formalismo o alla poca concretezza. Essere poco concreti vuol dire agire senza metodo.
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Plan-Do-Check-Act, ovvero il circolo delle cose migliori
Se vogliamo raggiungere un obiettivo, che sia un aumento del fatturato o il superamento di una performance, non possiamo comportarci come abbiamo sempre fatto. Per ottenere dei risultati diversi servono dei comportamenti diversi. Serve un metodo. Ecco perché è importante non fare di testa propria, ma seguire le norme di un sistema di gestione. Certo, a volte è necessario improvvisare, seguire l’istinto, ma il più delle volte bisogna seguire qualcun altro. Non si tratta di fede cieca, ma di fiducia in un metodo che funziona. È il metodo del miglioramento continuo. Migliorare vuol dire fare sempre cose diverse. È sempre uguale lo schema Plan-Do-Check-Act, ma a furia di pianificare-fare-verificare-agire, pianificare-fare-verificare-agire, ti ritroverai a fare cose migliori. Rinunciare a questo vuol dire rinunciare a se stessi.
Come scegliere gli obiettivi
Per migliorare è necessario anche fissare dei buoni obiettivi. Ecco perché sbaglia chi considera le certificazioni solo come grigia burocrazia. Se le norme ti servono solo per colmare un aspetto formale, ovvio non che non ti faranno migliorare, perché il tuo obiettivo è solo un pezzo di carta.
Individuare i giusti obiettivi, invece, vuol dire mettersi sulla via del cambiamento e sai cosa succede quando facciamo così? Ci mettiamo in discussione. E quando ci mettiamo in discussione succede un’altra cosa: miglioriamo la relazione con gli altri. Sai perché? Cresce la fiducia e la fiducia serve per avere clienti (ma anche dipendenti e stakeholder) fedeli.
Scegliere gli obiettivi è difficile. Ognuno di noi ne ha tantissimi. È ovvio, però, che non si possono raggiungere tutti. E allora che si fa? Bisogna sceglierli in modo che non ci sia conflitto tra loro. Perché se questo accade si genera un enorme spreco di energia e quando si sprecano energie, alla lunga ogni sistema si blocca. Quindi bisogna dare priorità a quegli obiettivi che ci permettono di cambiare e di migliorare. E bada bene, questo criterio vale per ogni sistema di gestione, sia esso relativo alla Qualità, alla Sicurezza informatica, alla Gestione dell’energia eccetera.
Ecco, sei ancora disposto a credere che le norme ISO non hanno «le capacità né le qualità per conseguire il successo»?