
Parlare di impresa sostenibile è un bene, ma diventa un problema quando dalle parole non si passa al metodo del miglioramento continuo.
Sai perché raccontiamo storie? Per dare un senso alla vita. Queste storie possono essere vere o possono essere balle.
Con la sostenibilità succede qualcosa di simile. Ne parlano tutti, quindi ognuno racconta la propria toria, ma non la praticano tutti, di conseguenza quella storia è una balla.
Questo è un problema, perché crea un effetto bolla e le bolle, alla fine, scoppiano. Quando questo accade sono guai. Per tutti.
Un po’ come succede col nostro fragile territorio. Si costruisce vicino ai fiumi o in zone a rischio e per molti anni va anche bene. Solo che poi la natura si riprende tutto e ci mette anche gli interessi.
Impresa sostenibile e miglioramento continuo
Con la sostenibilità abbiamo in mano un potere, quello della scelta. Possiamo scegliere se usarla come una storia che dia senso alla nostra vita o come una balla usata per incantare.
Io scelgo la prima opzione, perché la sostenibilità è un potente strumento di sviluppo. Richiede solo un requisito: la chiarezza.
La chiarezza, a sua volta, esige metodo e miglioramento continuo. Metodo e miglioramento continuo a loro volta portano ricchezza. Si crea così un circolo virtuoso dove la ricchezza non è solo economica. È una ricchezza di talenti e di opportunità. È la ricchezza del futuro.
Perché insisto sulla chiarezza? Per etica? Anche. Ma soprattutto perché è necessaria.
Sostenibilità: una sfida per 50mila imprese
Leggi cosa dice Giovanni Battista Calì, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Roma:
«(Teleborsa) – “Il Parlamento Europeo lo scorso 10 novembre ha approvato in prima lettura il testo della direttiva sul Corporate Sustainable Reporting, che contiene le norme sulla pubblicazione, da parte delle imprese, dei dati relativi al loro impatto sull’ambiente, sulle persone, sul pianeta e sui rischi di sostenibilità a cui sono esposte. L’impatto per le aziende europee è molto significativo: entro il 2025 infatti, la platea delle società obbligate a rispettare i parametri sulla sostenibilità passerà dalle 11.000 obbligate dalle norme attuali a circa 50.000, cui dal 2026 si aggiungeranno anche le PMI. In particolare, l’ambito di applicazione sarà esteso a tutte le grandi imprese, quotate o meno, ed anche alle PMI quotate in borsa ma che avranno a disposizione più tempo per adattarsi alla normativa“».
Ecco, a breve non si potrà più nascondere la polvere sotto il tappeto. La chiarezza sarà un “obbligo”.
Gli obblighi non mi piacciono, ma in questo caso tutto dipende dalla percezione che se ne ha. Perché possono essere usati come strumento per differenziarsi dalla concorrenza, per attrarre nuovi partner, per contribuire a rendere il territorio in cui si vive un luogo migliore. Insomma, tutt’altro che una catena.
Servizi green: cresce la domanda dei clienti
Invento balle? Leggi i risultati di una ricerca condotta da Sap Now: «La crescita dei ricavi e dei profitti si conferma ancora il principale fattore che spinge le imprese a operare in modo sostenibile (36,6%), seguito dal purpose dell’azienda (36%) e dall’impegno del Board (35%). Ma cresce di ben sette volte l’importanza della domanda dei clienti per prodotti e servizi green rispetto al 2021, salendo al 33,7%. Si tratta del cambiamento più significativo fra tutte le motivazioni e sottolinea il potere crescente dei clienti nell’influenzare la strategia di sostenibilità delle imprese».
Sosteniamoci
Ps. Per rendere la tua organizzazione più efficace esiste uno strumento prezioso, è la ISO 14001 sui sistemi di gestione ambientale. Guarda il video qui sotto, ti spiego il perché.