
I motivi sono diversi, ma tutto ha origine da un’errata considerazione dei processi e del personale.
Abbiamo tutti un obiettivo: crescere. E per raggiungerlo usiamo spesso la strategia sbagliata: ci difendiamo. E così sprechiamo tempo e risorse.
La risorsa che sprechiamo di più è il tempo, perché è quella meno misurabile. È un paradosso, perché in realtà la risorsa tempo è finita, quindi preziosa, ed è anche un fattore di competitività fondamentale.
Da come impieghiamo il tempo dipende la soddisfazione del cliente oppure, viceversa, la sua insoddisfazione così come lo stress che si può generare all’interno dei luoghi di lavoro.
Per misurare il tempo, però, non servono gli orologi, così come non serve fare normali calcoli matematici per misurare la produttività in base alla forza lavoro. Per non sprecare tempo prezioso bisogna considerare il cuore delle certificazioni. Ma soprattutto individuare quegli elementi da cui cerchiamo di difenderci, quando in realtà dovremmo fare l’esatto contrario.
Come i processi aiutano a non sprecare tempo
Il primo elemento da cui molte imprese cercano di difendersi sono proprio i processi e la loro gestione. Negli anni ci hanno così abituati a pensare che osservare alcune regole sia solo una perdita di tempo, che alla fine in molti hanno finito col crederci.
Invece i processi sono l’ossatura portante di ogni impresa. Permettono di non navigare a vista o «a sentimento», come direbbero alcuni. Quindi permettono di raggiungere gli obiettivi di business di ogni azienda o di ogni professionista.
Se un processo non è misurabile, non serve
Attenzione: non basta dire di aver implementato un processo per poter sostenere che tutto fili liscio. Un po’ come quando leggiamo su molti siti che «team giovani e dinamici lavorano con passione per soddisfare il cliente a 360°». Cosa non funziona in affermazioni del genere? Tante cose, ma in questo contesto a non funzionare è la mancanza di misurazione. Chi misura la passione? Chi lo stabilisce che i gradi della soddisfazione sono 360°?
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Misurare i processi, invece, consente di conoscere i contesti e la conoscenza è potere; consente inoltre di individuare cosa non funziona e poi migliorarlo, ma non ad «occhimetro», cercando di soddisfare più i capricci di qualcuno che non dei chiari obiettivi di business.
Valorizzare le persone per far funzionare i processi
C’è un’altra cosa da cui in molti cercano di difendersi ed è la cosa più importante di tutte. Facciamo chiarezza sulle parole: non è una cosa, sono le persone. Non bisogna difendersi da quest’ultime, perché i processi funzionano grazie a dipendenti e collaboratori di ogni tipo.
Non è semplice gestire le persone e i motivi sono tanti. Alcune sono molto polemiche, altre molto remissive, altre ancora non spostano una virgola in più rispetto al dovuto e ad altre manca sempre una virgola per completare il lavoro. E quando non ci sono gli ostacoli caratteriali a creare problemi, ci sono quelli dovuti alla diversa formazione professionale, agli obiettivi che variano da reparto a reparto, eccetera.
Quindi siamo arrivati alla soluzione del nostro problema, quando le aziende sprecano tempo, in realtà è perché non hanno processi adeguati per la gestione del personale. Insomma, manca proprio uno di quegli elementi da cui cercano di stare alla larga.
Valorizzare l’ingegno
Ma su cosa si deve basare un processo per la gestione del personale? Sulla valorizzazione dell’ingegno. Viviamo realtà molto complesse e in continuo cambiamento per poter pensare di impartire ordini e raggiungere risultati senza avere poi effetti collaterali come stress, demotivazione, invidie, permalosità e così via.
È un argomento che richiede un approfondimento. Ci ritornerò presto.