
Primo: porsi una domanda diversa. Perché le persone lavorano «con» e non «per» noi.
Oggi cominciamo da una domanda: come faccio ad ottenere di più da chi lavora con me? Se lo chiede ogni leader. Io sono arrivato a una conclusione: forse è sbagliata la domanda. Perché non punta a capire come dare maggior forza a chi lavora con noi. Punta solo ad ottenere un rendimento maggiore.
Bisogna cambiare il paradigma: le persone non lavorano per noi, ma con noi. Perché insieme bisogna portare avanti il Perché aziendale, così come insieme si persegue la Giusta Causa. Le persone non sono oggetti da utilizzare e da spremere per ottenere il massimo, quasi come se spremessimo una spugna alla ricerca di acqua. Chi adotta questo approccio certamente ottiene risultati, ma saranno sempre risultati limitati nel tempo e spesso andranno a discapito della cultura aziendale.
Un leader deve impegnarsi affinché alle persone che lavorano con lui, non solo piaccia quello che fanno, ma lo amino. Si può voler bene, ma amare è tutta un’altra storia.
La giusta domanda
Mi sono reso conto quanto sia necessario fare in modo che chi lavora con noi non si limiti a dire «mi piace quello che faccio», ma è importante che dica «amo quello che faccio».
La domanda giusta da farsi è: come faccio a creare un ambiente in cui chi lavora con me possa dare spontaneamente il meglio di sé?
Spesso, quando non si raggiunge un obiettivo (e spesso questo obiettivo è posto in modo superficiale e arbitrario) cerchiamo sempre un colpevole. Così facendo non ci concentriamo più sull’obiettivo, ma su un altro aspetto: l’importante è che non sia stato io a sbagliare. Trovare il colpevole è come se ci acquietasse la coscienza. Ma questo è un elemento deleterio, la peggior cosa che possiamo fare. Anche se scopro chi ha sbagliato, non ho però scoperto la causa che ha portato all’errore. Questo atteggiamento porta alla deriva dell’ambiente di lavoro perché a prevalere sarà il timore. Il timore di sbagliare vince sulla voglia di osare, sulla voglia di innovare e di crescere. E noi non possiamo amare qualcosa che non ci fa sentire liberi di essere noi stessi, liberi di voler andare avanti.
Ma cosa fare per far dire alle persone che lavorano con noi: «Io amo ciò che faccio»?. Non esiste una sola ricetta, perché questa si compone per metà di azioni e per metà da quel ingrediente che non si trova al supermercato. Bisogna costruirlo man mano con l’esperienza, con la capacità, con la visione ma soprattutto con il cuore.
Posso però fare una cosa. Ogni volta che faccio un progetto e mi pongo un obiettivo, devo anche chiedermi: riesco a creare un ambiente in cui chi ci lavora possa dare il meglio di sé? Solo così chi lavora con noi potrà dire spontaneamente: «Io amo il mio lavoro».
Ps. leadership e gestione del personale. C’è chi punta tutto sulla leadership e chi tutto sul personale. È invece fondamentale trovare il giusto equilibrio. Innanzitutto chiarendone il significato. Lo faccio ogni mattina su Telegram. Puoi ascoltare le mie note vocali cliccando qui.