
Osservare le regole può essere dannoso. I principi, invece, funzionano sempre. Le regole delle certificazioni sono efficaci perché si basano su questi ultimi.
Osservare una regola non è come osservare un principio. La prima la osservi e basta, senza farti tante domande. Vuoi perché qualcuno ti obbliga, oppure perché non hai altro riferimento da seguire. Non è detto, però, che una regola funzioni sempre e che osservarla in modo cieco ti faccia raggiungere un certo obiettivo. Il principio, invece, è qualcosa che funziona sempre. È una legge universale. Ad esempio, sai che il sole sorge ogni mattina e a meno che un cataclisma non modifichi la legge sul moto dei pianeti, sarà così per i secoli a venire.
E, quindi, chi è insicuro osserva le regole e basta, chi vuole prosperare prima impara a conoscere i principi. Messa così sembra facile, invece muoversi senza la sicurezza di una regola non è per niente scontato. Vallo a dire a chi in azienda non tocca nulla perché vigono norme scolpite sulla roccia come quella dell’abbiamo sempre fatto così.
Le certificazioni si fondano su principi, diciamo così, eterni, e quindi le regole di cui sono fatte, sono uno strumento per realizzare questi principi.
Ad esempio: non si è mai visto nessuno migliorare senza ottenere risultati. Così come non si è mai visto nessuno migliorare senza trovare nuove soluzioni per se stesso, per i clienti o per entrambi allo stesso tempo. Ecco, quando si parla di miglioramento continuo, non parliamo solo della mera osservanza di una regola, ma della messa in pratica di un principio.
Capire questo è come guardare la luna e non il dito. Se osservo una regola, sarò formalmente a posto e l’auditor di turno mi farà i complimenti per il bel lavoro svolto. Se, invece, comprendo che quella regola mira a qualcosa di più grande, osservandola avrò aperto la porta all’innovazione. E da questa, col tempo, raggiungerò la prosperità.
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Le certificazioni non sono burocrazia
Chi considera le certificazioni solo come grigia burocrazia è perché ha saltato qualche passaggio. La grigia burocrazia è una conseguenza delle regole fine a se stesse, quelle che si osservano solo per sentirsi al sicuro. Per cui, se si confrontano le regole delle certificazioni con le regole che ogni impresa si è creata nel corso del tempo, dal momento che ognuno vuole sentirsi al riparo, è normale che ognuno scelga le proprie norme.
Quando non esiste una gerarchia, si sceglie la cosa più semplice e immediata. Ad esempio, ciò a cui siamo abituati. Spesso si tratta di abitudini dannose e illusorie. Faccio un esempio: non studiare il contesto illude che si stia guadagnando del tempo. Conta l’esperienza, si dice. E invece non studiare il contesto fa perdere la possibilità di studiare una strategia in grado di guardare al lungo periodo. L’esperienza (soprattutto oggi in cui tutto cambia in modo molto veloce), invece, ci può aiutare nel breve periodo, ma non oltre.
Se invece si considerassero i principi, cioè ciò che funziona da sempre, non saremmo qui a porci il problema.
Restiamo sul principio del miglioramento continuo: a cosa serve migliorare? Tempo fa avevo detto che impegnarsi non vuol dire migliorarsi.
Cos’è il miglioramento continuo
Ma cosa vuol dire migliorarsi? O meglio, a cosa serve? Di certo non miglioriamo solo per poter dire a fine mese: ho svolto questo lavoro in meno tempo. Certo, è importante, ma è poca roba.
Facciamo un passo in più: lavorare in meno tempo consente di risparmiare e risparmiare consente di avere un utile maggiore alla fine dell’anno. Ottimo, ma ancora non ci siamo.
Ed allora proviamo così: avere più soldi alla fine dell’anno, ma anche più tempo, consente di innovare. Ecco, ci siamo quasi.
Migliorare ci consente di poter individuare quel prodotto o servizio di cui le persone hanno bisogno.
È tutta una questione di abitudini. I prodotti che innovano non sono quelli che offrono solo qualcosa di nuovo, ma che lo fanno al momento giusto. E, soprattutto, riescono a scardinare abitudini consolidate. Faccio un esempio. Sai perché le tastiere hanno i tasti qwerty? Perché esistono da così tanto tempo che costerebbe più fatica perdere l’abitudine di usare i tasti con quella disposizione che godere del vantaggio offerto da una nuova tecnologia.
Un prodotto innovativo, invece, scardina un’abitudine. E per scardinare le abitudini bisogna mettersi in discussione così da capire i bisogni delle persone (perché alla fine sono anche i nostri bisogni).
Il principio dell’aiuto reciproco
Un altro principio eterno è quello che quando si percorre la strada del miglioramento non bisogna restare da soli. Certo, ognuno ha bisogno di autonomia e anche di solitudine. Ma non per sempre. Anche per il solo fatto che non sappiamo fare tutto e che, quindi, abbiamo bisogno di chi ne sa più. Questo principio è alla base di ogni impresa di successo. Ed è su questo principio che ti dico: chiamami. Sono pronto ad aiutarti.