
Si fa in due modi: si analizza il contesto e si applica il motto del Nautilus, «mobilis in mobile».
Dovremmo essere «dei pirati di nuovo genere che sfruttano il mare a modo loro»; oppure come san Benedetto, secondo cui bisogna applicare la Regola in base al contesto. Meglio ancora: essere pirati e santi allo stesso tempo. Per fare impresa bisogna essere così. Per prosperare bisogna comportarsi come dei pirati che sfruttano il mare e dei santi che vivono lo stesso Vangelo, da duemila anni, in modo sempre uguale e allo stesso tempo sempre diverso.
Mi rendo conto. Dimitto ha avviato un percorso di sviluppo sostenibile e leggere «sfruttare il mare» potrebbe far saltare dalla sedia più di qualcuno. Tranquilli, non mi riferisco allo sfruttamento che degrada e impoverisce ambiente, persone ed economia. La frase che hai letto è tratta da Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne. È una delle prime che si legge nel capitolo Mobilis in mobile dedicato al Nautilus. Mobilis in mobile dovremmo tatuarcelo da qualche parte, oppure dedicargli una Giornata Mondiale, perché vuol dire cambiare con il cambiamento, «mobile nell’elemento mobile». È questa l’impresa più difficile di tutte, ma è la più necessaria. È questa la vera impresa di chi fa impresa. Scusami il gioco di parole, ma è voluto. Perché troppe volte le imprese sono gestite solo nell’ottica del far quadrare i conti. La parola impresa, invece, rimanda ad azioni difficili che richiedono audacia. Per intraprendere imprese epiche c’è bisogno di tanto coraggio, soprattutto coraggio di cambiare.
Perché tutto ciò? Perché oggi ti parlo del capitolo 6 della norma ISO 9001, la Pianificazione. Il primo paragrafo è dedicato alle «azioni per affrontare rischi e opportunità». E che cos’è questo nostro tempo se non un rischio continuo, un tempo in cui bisogna essere mobili (miglioramento continuo) in un contesto mobile?
E infatti, il testo della norma esordisce in questo paragrafo esortando a «comprendere l’organizzazione e il suo contesto» e a fare altrettanto per le «esigenze e le aspettative delle parti interessate».
C’è un aspetto da non sottovalutare. È legato al significato di rischio. Noi usiamo questa parola solo in senso negativo, non così gli standard ISO. Il significato di rischio ha avuto un’evoluzione. Circa venti anni fa era inteso come «la combinazione della probabilità del verificarsi di un danno e della gravità di tale danno». Oggi viene inteso come «l’effetto dell’incertezza sugli obiettivi». Cosa vuol dire? Che un effetto può essere anche positivo o una deviazione da quanto atteso. E se un effetto è positivo bisogna comunque fare i conti con un risultato non previsto e che porta valore. Per questo motivo l’attenzione dello standard si concentra sull’approccio alla gestione del rischio che sul rischio in quanto tale. La nuova versione della ISO 9001 ha infatti introdotto il principio del Risk Based Thinking.
Come si gestisce il rischio? Con i processi. Potrei parlarti di processi per ore, ma la letteratura, in tale senso, è davvero ampia. Quello che invece mi preme sottolineare si fonda su due parole chiave: valore e persone.
Se dai valore alle persone, queste lavorano meglio ed è quindi più agevole prevedere e gestire i rischi. Se invece miri solo al risultato, rischi di non creare valore per la tua impresa e per le parti interessate. Questo comporta competizione interna (quella fatta di sgambetti e invidie), nervosismo e tensione. Più che un processo per la Qualità si instaura il processo per la Colpa: chi ha sbagliato? Dov’è il colpevole? Così facendo si crea un ambiente dal clima ostile, quindi un ambiente statico in un contesto mobile. L’ambiente mobile, in continuo movimento in base al contesto, è quello che migliora. Si migliora con la formazione, col lavoro e anche con l’intuito. Si migliora analizzando, valutando e trattando i rischi. Ma avendo sempre chiaro il motto Mobilis in mobile.