
Ecco come i sistemi di gestione ambientale possono far crescere la tua impresa.
È arrivato il momento dell’innovazione empirica, quella che ricerca le soluzioni dialogando con l’ambiente. È arrivato il momento della ISO 14001 sui sistemi di gestione ambientale.
I motivi per cui diventa urgente adottare questa norma sono diversi così come diversi sono gli ambiti di riferimento.
Lo sviluppo sostenibile è adesso
Comincio da quello più generico, ma non per questo meno importante. Lo troviamo scritto nella prime pagine dello standard: «Il raggiungimento di un equilibrio tra ambiente, società ed economia è considerato essenziale per soddisfare le esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie. Lo sviluppo sostenibile come obiettivo si raggiunge mediante l’equilibrio dei tre pilastri della sostenibilità».
Economia green e innovazione empirica
Ovviamente, parlando della ISO 14001, il pilastro che dobbiamo prendere prima in considerazione è quello ambientale. In tal senso prendo in prestito le parole dell’architetto Mario Cucinella. «Anche a quel tempo – spiega parlando di Marco Polo durante il suo viaggio verso Costantinopoli – l’uomo cercava la complicità della natura per un bisogno. Si tratta di innovazione empirica, ricerca di una soluzione attraverso un dialogo con l’ambiente. In passato come abbiamo eretto città ed edifici? Avevamo costruito una complicità così forte con il clima che ci ha permesso di realizzare città meravigliose e complesse. Ora, con la tecnologia, il linguaggio dell’architettura è appiattito. Dobbiamo tornare a guardare nelle pieghe del passato e usare la tecnologia come un aiuto». Questo concetto vale per ogni organizzazione, non solo per chi si occupa di edilizia.
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Sostenibilità, energia per l’economia
Ragionare in ottica ambientale non vuol dire avere una visione romantica del fare impresa. Per chi proprio non sopporta gli ideali, anche il portafogli implora una gestione ambientale sostenibile. Ad esempio, secondo un’indagine del Sole 24 Ore, «una Pmi su tre è convinta che la sostenibilità farà uscire prima dalla crisi». E c’è di più, sempre secondo la stessa indagine, «per oltre l’80% delle Pmi, la sostenibilità è un elemento importante nelle scelte strategiche e d’investimento; più di metà del campione ha in programma di integrare considerazioni sui temi Esg nella strategia complessiva dell’impresa». In altre parole: la concorrenza affila le armi e restare indietro non conviene. Non conviene all’ambiente e nemmeno alle casse di chi pensa che un sistema ambientale sia solo una questione burocratica.
Dello stesso avviso è l’indagine condotta dall’Istat un paio di anni fa. I risultati, rilanciati anche dal sito dell’Asvis, sono incoraggianti: «Per quanto riguarda il rapporto tra sostenibilità e competitività, lo studio dimostra che esiste un premio di sostenibilità. All’aumentare del grado di sostenibilità di un’azienda, infatti, aumenta il livello di produttività del lavoro misurato in termini di valore aggiunto per addetto. Rispetto alle imprese a sostenibilità nulla, quelle lievemente sostenibili presentano una produttività superiore del 4,5%, quelle mediamente sostenibili del 7,9% e quelle altamente sostenibili del 10,2%».
Lo stesso studio mette in evidenza, però, che le imprese altamente sostenibili sono soprattutto quelle del Nord ovest e Nord est. Voglio vedere il bicchiere mezzo pieno e augurarmi che questo gap sia solo un’opportunità di sviluppo per il Meridione e, quindi, per tutto il Paese.