
Se vuoi far prosperare la tua impresa nel lungo periodo, pensa in modo strategico e migliorerai giorno dopo giorno.
Oggi parliamo di strategia. Non scriverò molto, non servirebbe. Perché già ragionare sul punto che sto per affrontare, per moltissimi potrebbe bastare, potrebbe fare la differenza che c’è tra il cielo e la terra.
Procediamo: a chi competono le scelte strategiche? Semplice: agli imprenditori e ai manager. Oppure, usando il linguaggio delle certificazioni, all’alta direzione. E fin qui, tutto chiaro. Il problema, però, è che questa chiarezza può portare a commettere un errore. Così presi a impartire ordini, imprenditori e manager possono non far conoscere la strategia al resto dell’impresa. E questo capita spesso. Probabilmente capita ai più.
Certo, c’è anche chi non ha mai elaborato una vera e propria strategia limitandosi a muoversi tatticamente da un mese all’altro. È l’approccio «dell’abbiamo sempre fatto così». Chi si muove in questo modo non rientra nel nostro ragionamento. Per il semplice fatto che le certificazioni richiedono un approccio strategico. Non funzionano se si ha uno sguardo che bada solo all’oggi, al risultato immediato.
Ritorniamo al nostro discorso. Le scelte strategiche devono essere conosciute da tutti i membri di un’azienda. Per due motivi:
- 1) Perché così ognuno può concorrere a realizzare i programmi dell’azienda;
- 2) Ogni leader o responsabile può motivare il resto del personale;
- 3) Tutto ciò vale anche per i colloqui di lavoro. Chi esamina dovrebbe scegliere anche in base alle scelte strategiche dell’azienda, così come chi si candida dovrebbe condividere quelle scelte.
Ti racconto una storia. Pochi anni fa, un amico mi spiegava che i proprietari dell’azienda per cui lavorava avevano fatto investimenti importanti. Avevano acquistato un’impresa gemella che però operava in un’altra area geografica rispetto all’impresa madre. Lo aveva saputo dai giornali. E quando l’imprenditore comunicò la notizia al resto del personale, si limitò solo a dare generiche informazioni (attenzione, informare è diverso da comunicare). Il risultato è che ogni dipendente continuò a svolgere il suo lavoro così come lo aveva sempre svolto, senza avere un minimo di prospettiva. Quell’azienda aveva due anime che seguivano strade e obiettivi diversi. La prima era l’alta direzione, la seconda era quella dei dipendenti. Com’è andata a finire? L’azienda rilevata chiuse ben presto, quella madre se la sta passando male. E non c’entra il Covid19.
Il discorso sulla strategia apre la porta al concetto di miglioramento continuo. Di cosa si tratta? Non vuol dire migliorare continuamente le performance aziendali. Non vuol dire nemmeno aumentare di continuo il fatturato. Il miglioramento continuo è tutte queste cose più una: adattare il nostro punto di vista al contesto. Perché questo cambia e se non ti adatti non vai avanti. Dal contesto dipende anche la strategia. Se il primo cambia, si modifica anche la seconda. Questo continuo cambiamento/adattamento, ci migliora, ci fa crescere. Ci permette di condurre il nostro gioco infinito. Non per niente la strategia è l’orientamento di lungo periodo di un’impresa.
Come e verso cosa stai orientando la tua impresa? Comunichi ai tuoi dipendenti le scelte strategiche in modo da concorrere tutti quanti verso gli stessi obiettivi? Perché sia importante rispondere a queste domande ce lo dice Sun Tzu: «Gli strateghi vittoriosi hanno già trionfato, prima ancora di dare battaglia; i perdenti hanno già dato battaglia, prima ancora di cercare la vittoria». Che tu stia seguendo questo metodo, oppure no, chiamami. Le certificazioni possono essere lo strumento del trionfo dello stratega.
Ps. Così come la strategia è l’orientamento di lungo periodo di un’impresa, questo breve articolo nasce da lontano. Ripercorre alcune delle idee chiave che hanno guidato i miei Pensamenti. Nell’elenco qui sotto trovi una scelta ragionata.
“Il miglioramento continuo è tutte queste cose più una: adattare il nostro punto di vista al contesto.”
Questa è veramente una bella definizione di miglioramento continuo.
Anni fa mi ritrovai direttore di stabilimento senza sapere nulla sull’argomento. Unica cosa che avevo in mano era un manuale della qualità per fortuna redatto cum grano salis. Da lì fu amore a prima vista per i sistemi di gestione: uno strumento metodico e scientifico per analizzare l’organizzazione e intervenire sui processi. Mi fu poi naturale integrare il tutto con gli strumenti analitici e di problem solving tipici della Lean. Per me è un enorme dispiacere lavorare oggi in strutture dalle potenzialità enormi che invece si limitano al “cumbinin” friulano sprecando un sacco di valore.
Per correre a volte bisogna sapersi fermare.
Complimenti
Giorgio, grazie per il tuo intervento.
Condivido ciò che dici. Molte aziende, anche quelle virtuose, sprecano molte risorse (tempo, soldi, energie) per cercare qualcosa che non riescono a trovare, ma che esiste già: sono i sistemi di gestione. Si tratta di validi strumenti per poter raggiungere e mantenere il successo durevole delle organizzazioni. Alla frase che ti ha colpito, cioè «Il miglioramento continuo è tutte queste cose più una: adattare il nostro punto di vista al contesto», aggiungo un altro elemento, il coraggio. Per adattare il nostro punto di vista al contesto serve coraggio. Perché bisogna andare contro corrente, contro la mentalità del «così fan tutti». È quel modo di pensare che ci porta a non rischiare per mantenere lo status quo. Ma sappiamo benissimo che senza rischi non ci può essere crescita.
A presto
Nunzio