
L’Italia è al 63° posto su 156 Paesi, ma crolla al 114° se consideriamo l’aspetto economico. secondo l’FMI, se le lavoratrici fossero numericamente pari ai lavoratori, il nostro Pil aumenterebbe dell’11%.
Non siamo messi bene. Nella classifica mondiale sulla parità di genere, siamo al 63° posto su 156 Paesi.
Non è una questione relativa al politicamente corretto. E nemmeno una questione meramente etica. È soprattutto una questione di sviluppo. Quindi, di futuro.
Infatti, se consideriamo l’aspetto economico di questa classifica, sprofondiamo al 114° posto. Roba da far venire i brividi, soprattutto a chi fa impresa.
E poi siamo campioni di un capolavoro al contrario. Ad un basso tasto di occupazione femminile, corrisponde invece un elevato grado di istruzione. Le donne italiane sono più istruite degli uomini.
A questa contraddizione se ne aggiunge un’altra: In Italia, le donne in posizioni manageriali, sono circa il 27% del totale.
Bisogna lavorare se vogliamo rilanciare il Paese e le nostre imprese, perché la parità di genere è un motore di crescita economica e di sviluppo. Lo dimostrano diversi studi, ma a conferma di ciò può bastare un solo dato: secondo il Fondo Monetario Internazionale, se le lavoratrici fossero numericamente pari ai lavoratori, in Italia il PIL aumenterebbe dell’11%. E questo pur garantendo i sacrosanti diritti relativi a genitorialità e conciliazione vita-lavoro.
Insomma, quando in azienda aumenta il numero delle donne, migliorano tutte le performance.
Gli studi confermano che questo dipende dalle caratteristiche proprie delle donne e da quello che viene definito lo stile di leadership femminile, più inclusivo e orientato all’innovazione rispetto a quello maschile.
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Per essere chiari: non sto dicendo che le donne sono migliori degli uomini. Ognuno ha caratteristiche che lo rendono unico. Però è evidente che abbiamo messo da parte, per molto tempo, la risorsa più importante che abbiamo. È il momento di recuperare.
Un po’ come ci ricorda Malala Yousafzai: «Nessuna lotta può concludersi vittoriosamente se le donne non vi partecipano a fianco degli uomini. Al mondo ci sono due poteri: quello della spada e quello della penna. Ma in realtà ce n’è un terzo, più forte di entrambi, ed è quello delle donne».