
«Nel lungo periodo siamo tutti morti», diceva Keyns. Ecco perché lo sviluppo sostenibile comincia dal presente.
Le cose belle durano poco, tranne una.
Lo sperimentiamo tutti giorni: la gioia per un bel risultato viene subito sostituita dalla preoccupazione per un problema; compriamo un prodotto performante e il giorno dopo ne esce un altro migliore; esultiamo per aver chiuso il bilancio con ottimi risultati e un virus invisibile arriva per cambiare all’improvviso le regole del gioco.
Le cose belle durano poco, per questo le desideriamo e soprattutto desideriamo che durino. Ecco perché, se qualcuno mi chiede cos’è la sostenibilità, io rispondo che la sostenibilità è bellezza.
Anche se, come riporta il sito di Accredia, «l’Italia è 27esima su 29 economie avanzate per l’Inclusive Development Index(IDI) del World Economic Forum. Sulla base dei 128 indicatori disponibili, che coprono 96 dei 169 target di Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, per ora l’Italia ha raggiunto solo 11 obiettivi. Il rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASVIS) del 2018 dà atto di una situazione preoccupante, e anche in peggioramento».
La bellezza di essere stanchi
Le cose belle non sono semplici. Richiedono impegno e l’impegno costa fatica. Inoltre servono anche tempo, soldi, entusiasmo e pazienza. Questa deve abbondare. Cosa c’è di bello in tutto questo? Ho appena descritto qualcosa che sembra più l’addestramento di un corso di sopravvivenza che una cosa bella verso cui tendere.
Di bello ci sono l’entusiasmo e la voglia di lottare e tutte queste cose sono vere, le vivo sulla mia pelle. Per questo dico che di bello c’è anche la stanchezza. Lo sviluppo sostenibile si costruisce e a meno che non si costruisca con i Lego, ogni costruzione stanca.
L’equilibrio si conquista muovendosi
Dimitto ha intrapreso la strada della sostenibilità a giugno. Lo abbiamo fatto in uno dei momenti più incerti di questi ultimi anni. E l’incertezza, si sa, può levare il fiato oppure l’equilibrio. Ma è anche vero che l’equilibrio è il risultato di forze contrapposte che spingono. Paradossalmente, quando vivi in un contesto instabile, l’equilibrio lo trovi muovendoti e non restando fermo. E più vai avanti e più scopri te stesso, conosci ancora meglio l’ambiente in cui operi e le persone con cui collabori.
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Ogni soggetto, che sia il singolo essere vivente, la singola persona, azienda o organizzazione (eccetera), ha un desiderio: esserci anche domani. È il desiderio che muove noi imprenditori, che ci fa parlare di strategie, di previsioni, di lungo periodo, ma senza perdere di vista l’oggi. Per questo John Maynard Keynes diceva: «Nel lungo periodo siamo tutti morti». Con ironia, il grande studioso intendeva dire che è necessario agire nel presente per affrontare al meglio le incertezze del futuro.
Dimitto non è la prima azienda ad aver avviato questo percorso e non sarà nemmeno l’ultima. Però sentiamo forte il richiamo di chi è sceso in campo prima di noi. E ci auguriamo che il nostro esempio possa servire anche ad altre imprese a fare lo stesso. A volte può bastare poco per cominciare, c’è chi lo fa senza saperlo. Tutte certificazioni, infatti, contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
La bellezza di costruire il futuro
Sempre dal sito di Accredia: «L’implementazione di standard internazionali e la certificazione accreditata generano per le imprese, e di conseguenza per i Paesi in cui esse operano, tre vantaggi principali: riduzione di costi, incremento della produttività, accesso a nuovi mercati ed opportunità. La minimizzazione degli errori e i maggiori livelli di efficienza che questi strumenti rendono possibili assicurano la riduzione dei costi e l’incremento della produttività in diversi ambiti, dalla produzione alla vendita, passando per la ricerca e lo sviluppo e l’impatto ambientale».
Per questo dico: «Le cose belle durano poco, tranne la sostenibilità. Lei è bella perché dura a lungo».