
Sono le persone ad implementare i sistemi, per cui se manca il confronto saltano i processi.
Parliamoci chiaro, la comunicazione aziendale è un’arte, è l’arte di intendersi. E con la stessa chiarezza ti dico che quest’arte è gravemente malata. Uno dei sintomi della malattia? Il nostro sistema imprenditoriale arranca. Non è solo colpa della crisi, infatti le nostre imprese hanno cominciato ad arrancare da prima, e cioè da quando hanno cominciato a sfilacciarsi i rapporti umani. Come al solito non ne faccio una questione morale. Lascio questo aspetto ad altri. Ne faccio una questione imprenditoriale. E sempre con chiarezza ti dico questa malattia ha una cura, esistono delle medicine senza controindicazioni. Quelle che uso io si chiamano certificazioni aziendali.
Le procedure sono uno strumento, non il fine
Sì, le certificazioni parlano di comunicazione, parlano di quell’arte di intendersi di cui parlavo all’inizio. E se parlano di comunicazione, allora parlano anche di persone, non solo di processi. Anche perché sono le persone a far funzionare i processi e non il contrario. Un po’ come le parole di Gesù: «Il sabato è per l’uomo e non l’uomo per il sabato». E penso che della stessa idea sia Richard Branson quando mette in guardia dai superiori che «sono più interessati a rispettare le procedure piuttosto che ad ascoltare il vostro parere». Già, ascoltare, uno dei pilastri di una comunicazione efficace.
Il silenzio logora i rapporti
Ma come si fa a capire se la comunicazione della tua azienda non funziona? Alcuni sintomi sono evidenti, non bisogna essere esperti per riconoscerli. Un sintomo, però, è invisibile. O meglio, è invisibile solo a chi non lo vuole vedere. Perché fa comodo non vederlo. Questo sintomo è il silenzio. Molti anni fa si lavorava in silenzio per rispetto e per non disturbare la concentrazione degli altri. Ma oggi le dinamiche aziendali, o lavorative in genere, sono cambiate. Quindi restare in silenzio è un grave errore. È una perdita di opportunità, di crescita e di miglioramento.
Spesso non si sta in silenzio per uno sbaglio o per timidezza, spesso il silenzio è il sintomo della paura o di ambienti tesi. Ovviamente non va bene nemmeno la situazione contraria: parlare senza ascoltarsi o parlare di continuo del lavoro degli altri e mai del proprio, anche questo è un campanello d’allarme. Queste situazioni mettono in discussione tutto, leadership, motivazione e performance. Potrei continuare con la lista, ma la sintesi è questa: una cattiva comunicazione mette in discussione l’azienda. Ma quale deve essere l’obiettivo della comunicazione d’impresa? Diffondere il senso di appartenenza all’azienda.
Perché è urgente saper comunicare
Non credi che tutto ciò non sia un’urgenza? Di certo imparare a comunicare non è una cosa che realizzi dall’oggi al domani, ma non per questo puoi pensare di farne a meno. Una buona comunicazione è qualcosa che ti porti dietro sempre e agisce sul lungo periodo. Era un principio valido prima, lo è di più ora dal momento che a causa del Covid ci sono cose che cambieranno e che agiranno proprio sul lungo periodo. Per cui non avere buone relazioni renderà tutto maledettamente più difficile.
Comunicazione e leadership
C’è che ci vede le certificazioni soltanto come procedure statiche che fanno perdere tempo. E invece la struttura delle norme ISO mette al centro proprio la comunicazione e questa funziona quando le persone sono a loro agio, dialogano e possono assumersi le proprie responsabilità. Non c’è nulla di statico in questo, se mai è vero l’esatto contrario.
Cito ancora Richard Branson, fondatore di Virgin: «Guardatevi intorno. Se le persone di cui siete responsabili sono schiacciate nell’anonimato o se i vostri superiori sono più interessati a rispettare le procedure piuttosto che ad ascoltare il vostro parere, allora vi conviene mettervi alla ricerca di un ambiente più stimolante». E ancora: «In un ambiente di lavoro ideale tutti devono conoscere almeno in generale l’attività dei colleghi, vi deve essere un libero scambio di informazioni e pareri, deve regnare il buon umore».
Ecco come il pensiero di un grande uomo di business confermi la filosofia che regge le norme ISO, le quali invitano alla «comprensione del contesto interno che può essere facilitata considerando i fattori relativi a valori, cultura, conoscenza e prestazioni dell’organizzazione». Ma tutto ciò deve basarsi su un elemento: la leadership. È compito di chi guida l’organizzazione, ad esempio, «comunicare l’importanza di un sistema di gestione» o far «partecipare attivamente, guidando e sostenendo le persone affinché contribuiscano all’efficacia del sistema»