
Il «groupthink» impedisce il cambiamento. Le certificazioni possono scardinare questa forma di pensiero grazie al miglioramento continuo.
Sulle pagine di questo blog ho sempre parlato di cambiamento e di miglioramento continuo. Oggi faccio un passo in più: parlo di trasformazione, perché questa va più a fondo rispetto al cambiamento e oggi c’è bisogno di guardare più lontano se si vuole navigare il mare in tempesta che stiamo attraversando.
Ne parlo perché sono sempre più convinto di quanto sia importante trasformarsi per sopravvivere prima e per creare sviluppo poi. E sono sempre più convinto che per fare questo – a meno che madre natura non abbia dotato uno di noi di qualche dote particolare – non si possa fare a meno delle certificazioni.
«Ma sì, Nunzio, abbiamo capito. Ce lo dici sempre». Oggi lo ripeto. Perché non bisogna solo sapere che le certificazioni sono importanti, ma perché lo sono e come possono aiutarci a resistere e a crescere.
È miope chi associa certificazioni e burocrazia
Per molti si tratta della solita burocrazia, di quel complesso di regole che soffoca lo sviluppo di un’impresa. Oggi vedremo quanto questa visione sia miope, per non dire cieca, e perché molte delle difficoltà che investono le aziende siano provocate proprio da questo modo di vedere.
Per amor del vero: ho detto «molte delle difficoltà», non tutte. Non vivo mica sulla Luna e so quanto sia difficile fare impresa nel nostro Paese. Ma se ci sono problemi che non dipendono dalla nostra volontà, molti altri dipendono da noi. Quindi vediamo di risolvere quelli che sono alla nostra portata. E cambiare, migliorare e trasformarci dipende da noi.
Cos’è e perché bisogna scardinare il groupthink
La prima cosa da risolvere è il groupthink. Secondo Wikipedia «questo fenomeno attecchisce in quei contesti sociali in cui i membri di un determinato gruppo evitano di promuovere punti di vista che vadano al di fuori di quella zona confortevole delimitata dal pensiero consensuale. I motivi che inducono a simili comportamenti sono vari: tra essi vi può essere il desiderio di evitare di proporsi in situazioni che, nel giudizio del gruppo, possano essere tacciate come ingenue o stupide, o il desiderio di evitare l’imbarazzo o l’ira di altri membri del gruppo».
E non basta: «Il risultato di tali comportamenti, nel momento in cui il gruppo si trova ad assumere decisioni, è un affievolimento dell’obiettività, della razionalità, e della logica, con esiti che possono anche assumere la forma del consenso su decisioni che, invece, appaiono disastrose e folli per chi appena le osservi dall’esterno».
Qualcuno potrebbe dire: «Lascia perdere Wikipedia, non è attendibile». Ma a ben vedere questa definizione fotografa uno dei mali che affligge il mondo delle imprese italiane. Parliamo tutti di innovazione, di posti di lavoro, di fatturato e però poi si finisce col pensare tutti allo stesso modo, magari desiderando il ritorno di un passato che non potrà più ritornare.
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Come le certificazioni favoriscono la trasformazione
Invece chi sceglie di certificarsi comincia un vero e proprio percorso di trasformazione. Non avviene subito, dall’oggi al domani. E già dire questo vuol dire cominciare a scardinare il groupthink, perché in genere si pensa subito al risultato iniziale, al breve periodo. Invece la trasformazione riguarda il lungo periodo e sono in pochi ad avere questo approccio. E puoi stare tranquillo: quando cominci a pensare al medio e al lungo periodo i risultati arrivano. Lo confermano tutte le ricerche svolte su aziende che hanno cominciato un vero percorso di certificazione.
Dicevamo: chi sceglie di certificarsi sceglie di trasformarsi. Il miglioramento continuo, porta a questo. Perché ogni giorno fai i conti con quello che hai e con quello che ti manca e se lo fai con metodo, innovi, trovi nuove soluzioni. Ma soprattutto semplifichi perché imparando a conoscerti impari a capire chi sei e cosa vuoi davvero. Fino al punto di realizzare quell’apparente contraddizione che ti porta a cambiare totalmente la tua azienda senza però intaccare il chi sei.
Cosa puoi fare oggi
Ritornerò sulla trasformazione la prossima volta. Oggi abbiamo fatto il primo passo, quello del cominciare a pensare diversamente. Giovedì prossimo vedremo le relative implicazioni. Se nel frattempo vuoi dirmi la tua, sarò felice di ascoltarti. Chiamami.