
Due cose frenano il successo: paura e burocrazia. Una cosa le batte entrambe: il miglioramento continuo.
Alla fine dipende tutto da una sola parola: paura. A cui seguono le dovute specificazioni: paura di sbagliare, paura di restare soli, paura di una brutta figura eccetera. Quella parola è un’emozione. E chi fa impresa ha spesso paura delle emozioni. Per alcuni è roba da oratorio o da femminucce. «Chi fa impresa – dicono – non deve provare emozioni, deve calcolare, calcolare e ancora calcolare». Non hanno fatto così molti grandi imprenditori? Sono passati anche sul cadavere della propria madre pur di calcolare e guadagnare, guadagnare e calcolare.
Ma davvero abbiamo bisogno della paura per realizzare i nostri progetti? Non è forse vero che a furia di avere e incutere timore abbiamo fatto fuori la speranza? Non è forse la speranza il vero motore che ci permette di progettare, di investire e di guardare avanti?
Il meccanismo della paura
Ritorniamo sulla paura e vediamo come funziona. Il meccanismo è semplice. Quando abbiamo paura? Quando rischiamo di perdere una sicurezza. La sicurezza a cui siamo più legati, quella che mai saremmo disposti ad abbandonare è questa: rinunciare al nostro modo di vedere le cose. Spesso abbiamo ragione, ma spesso abbiamo torto. Però abbiamo paura di ammetterlo, quindi rinunciamo a migliorare. Rinunciando a migliorare, rinunciamo a crescere. Quindi arranchiamo, diamo la colpa di questo a tutti e così continuiamo a perseverare nei nostri errori. Paradossalmente lo facciamo in sicurezza. Scaricando sugli altri la responsabilità, ci sentiamo sicuri.
Ma è davvero questa la dinamica che porta al successo? Per un attimo voliamo bassi: per successo non intendo gloria e riflettori puntati. Intendo, invece, far succedere le cose. Essere artefici del nostro destino, del nostro miglioramento.
Come funziona il metodo delle certificazioni
Il metodo delle certificazioni è il seguente: siamo noi a far succedere le cose perché seguiamo un percorso. Ogni metodo ha delle regole e queste sono come le medaglie, hanno due volti. Il primo volto è quello dell’osservanza fine a se stessa. Purtroppo è il lato che scelgono in molti. È il lato dei burocrati. Spesso è burocrate anche chi non crede di esserlo.
L’altra faccia è quella del successo. Te lo spiego usando le parole di un grande imprenditore italiano, Brunello Cucinelli: «Le regole fanno parte della mia vita. Dove ci sono le regole, c’è l’eternità. Dove c’è il rigore, il ripetersi delle cose, lì c’è l’eternità. E noi dobbiamo avere il coraggio, insieme, di tornare a progettare, quotidianamente, le nostre imprese, le nostre attività, per tre mesi, tre anni, trent’anni, ma anche per l’eternità».
In queste parole c’è molta della filosofia Dimitto. Infatti mi piace ripetere che tra azienda e impresa c’è una enorme differenza. L’azienda è un’onda che ha scelto di essere onda, quindi nasce e muore in un tempo determinato. L’impresa, invece, è un’onda che ha scelto di essere mare. Per cui cambia di continuo, assume forme diverse, ma continua ad esistere. Sempre. Perché essa stessa è mare.
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Preoccupati di ciò che puoi cambiare
Tutto ciò mi fa pensare alle parole di Sant’Agostino: «Preoccupati di ciò che puoi cambiare, non preoccuparti di ciò che non puoi cambiare». Anche questo concetto fa parte del metodo delle certificazioni. Perché rientra a pieno titolo nell’idea di miglioramento continuo. Le certificazioni insegnano a studiare il contesto a capire come affrontarlo. Ma sul contesto possiamo intervenire fino a un certo punto. Dove, invece, abbiamo pieno potere? Su noi stessi e sulle nostre imprese. E qui siamo chiamati a scegliere: le vogliamo guidare col metodo della paura o col metodo, coraggioso, del miglioramento continuo?
Chi sceglie questo metodo, sceglie di non far dipendere tutto da quell’unica parola con cui ho aperto questo Pensamento: la paura. Chi sceglie questo metodo lascia il posto ad una parola più potente: la speranza. E quando si spera non si è soli. Perché in questo cammino si può contare su un metodo – lo abbiamo visto – ma anche sulle persone. Dimitto, ad esempio, sarà al tuo fianco.