
Le marcature CE sono uno strumento fondamentale per la tutela della nostra sicurezza e dell’ambiente. Ma c’è chi le usa come una maschera. Ecco come comportarsi.
Carnevale è passato da un pezzo, ma le maschere sono ancora in giro. Maschere fatte per apparire e ingannare. Seth Godin invita a essere una mucca viola, non ad apparire tale. Eppure…
Eppure capita di navigare in rete e leggere notizie come questa: «Sequestrati circa 120mila articoli tra mascherine e costumi di carnevale». Centoventimila. E questa è solo una notizia tra le tante. Solo negli ultimi due mesi ci sono stati sequesti a Pescara, a Matera e ad Ascoli Piceno. Ad ogni sequestro corrispondono migliaia di articoli e migliaia di euro di multa.
Per alcuni versi potrei considerarle delle «non notizie» dal momento che le leggo tutti gli anni e più volte all’anno. Dov’è, quindi, la novità?
Marcatura CE o C E?
Mi sembra di stare al Carnevale di Rio, con migliaia di persone in strada. Ma anche a quello di Venezia, dove l’uso delle maschere è più marcato. E non mi riferisco al sequestro delle 120mila maschere, ma all’uso del marchio CE.
Chiariamo una cosa: le maschere non servono per nascondersi, ma per apparire, per far emergere ciò che nella quotidianità sarebbe nascosto. E questo succede nella vita di tutti giorni così come durante il Carnevale. Ma si verifica anche con la marcatura CE, usata spesso come maschera.
Non ci credi? Ebbene, esistono due marchi CE quasi uguali, uno è europeo, l’altro è cinese. Il primo non ha un significato letterale, l’altro sì, vuol dire China Export. Ne hanno parlato il Sole 24 Ore e Linkiesta.it. Scrive il Sole: «Un consumatore italiano ha lanciato una petizione per raccogliere firme e chiedere all’Unione europea di differenziare i due marchi. Il marchio originale europeo di conformità è composto dalle lettere C E ricavate da due cerchi e quindi nell’originale, fra la C e la E dev’esserci almeno la metà della larghezza della C. Se le lettere C e E invece sono molto più ravvicinate siete davanti al falso cinese».
Livello di controllo superiore: la responsabilità
Linkiesta, riprendendo la notizia lanciata dal quotidiano economico, sottolinea: «Nel frattempo, fino a quando a Bruxelles non viene presa una decisione, l’unica cosa da fare è aguzzare la vista».
«Aguzzare la vista» suona un po’ come il gioco della Settimana enigmistica, in realtà è un concetto fondamentale. Fa appello alla nostra responsabilità. Alla responsabilità di chi produce, di chi verifica e, soprattutto, fa appello alla responsabilità di chi acquista.
Spesso compriamo con distrazione, salvo poi lamentarci della provenienza di alcuni prodotti che «rovinano la nostra economia». «Diamine, la politica non fa niente per proteggerci», diciamo seccati. È vero, la politica può fare molto di più. Ma noi esercitiamo la nostra responsabilità? Controlliamo le etichette? Controlliamo, come in questo caso, il marchio? Che con tutti i limiti e le arzigogolature normative è comunque uno strumento a nostra disposizione.
Quand’è che diamo il meglio di noi? Quando siamo in difficoltà. In quel caso facciamo appello a tutte le nostre facoltà per non soccombere. È in quelle situazioni che, spesso, saltano fuori scoperte importanti per l’umanità. O più semplicemente scopriamo risorse che non sapevamo nemmeno di avere e le usiamo al meglio.
Dimitto si occupa di marcatura CE, lo fa per i prodotti da costruzione. Ci impegniamo ogni giorno per garantire ai produttori e ai consumatori elevati standard di sicurezza e qualità. Così come normativa vuole. Però, a volte, potrebbe mancare un passaggio: il tuo. E se questo dovesse accadere, potrebbe dipendere da una cosa: non ti senti in pericolo, per questo non ti difendi. E quando smetti di difenderti, anche la maschera di Arlecchino potrebbe infinocchiarti spacciandosi per un alto funzionario dell’Onu addetto alla tua sicurezza.
Giù la maschera
Per questo ti dico: è il momento di levare la maschera. Il Carnevale è passato da un pezzo. Guardiamoci in faccia, ma senza voler apparire, guardiamoci per quello che siamo e dialoghiamo. A volte il mondo delle certificazioni appare complesso, a volte lo è davvero, ma senza dialogo non esiste soluzione. CHIAMAMI oggi stesso perché sia che si tratti di certificare un prodotto, sia che si tratti di certificare un sistema di gestione, tutto parte dal confronto.