
Non è romanticismo e nemmeno un discorso motivazionale, ma la conseguenza del miglioramento continuo.
Oggi ti parlo di felicità. Per questo sarò breve. Non voglio occupare spazio e tempo con le parole. Mi piacerebbe che a riempire questi istanti di lettura sia la nostra riflessione.
Lo ripeto da tempo e oggi ne sono più consapevole. Se qualcuno mi chiede che lavoro faccio, io penso subito alla felicità. Sì, è vero: mi occupo di certificazioni aziendali. Qualcuno le vede come grigia burocrazia, qualcun altro come qualcosa di faticoso e costoso. In parte hanno ragione: c’è chi ha lavorato per costruire questa immagine lugubre. Ma vivaddio sono in molti che le usano traendone beneficio.
Una componente di questo beneficio è la felicità. Ognuno di noi vuole essere felice, soprattutto in questo momento. È possibile. Ed è in questa possibilità che si inserisce il lavoro di Dimitto.
Si è felici quando si è stessi, ma gli ostacoli tra noi e la felicità sono tanti. Il contesto, gli imprevisti, le persone importune, eccetera. Uno di questi ostacoli, forse il più pericoloso, spesso siamo proprio noi. Perché l’essere se stessi – e questo vale sia come singoli che come imprese – non è una cosa che si ottiene una volta per tutte. È un elemento che cambia. Imbrigliarlo, nel tentativo di conservarlo per sempre, peggiora le cose.
Ed allora bisogna trasformarsi. La trasformazione, aziendale e personale, ci porta a scoprire cose di noi che nemmeno sapevamo di avere. E quando le scopriamo il cuore batte a mille. Ecco, le certificazioni servono a questo: a trasformarci per essere noi stessi, ma migliori. E quando si è migliori, anche le difficoltà e i fallimenti si affrontano con uno spirito più forte.
Questo è un lavoro che non si fa da soli. Non lo vieta nessuno e qualcuno ci riesce anche, ma la solitudine rende tutto più difficile. Il lavoro di Dimitto è dunque quello di aiutare e accompagnare, ma senza imboccare scorciatoie. Se lo facessimo non potremmo mai essere d’aiuto per la tua crescita e, quindi, per la tua felicità. Che poi è anche la nostra. Perché facciamo impresa, pensiamo al futuro, al lavoro, alla fatica, alle persone e agli investimenti. E anche tutte queste cose non hanno senso se si opera da soli.
Concludo, altrimenti non mantengo la promessa di essere breve. Da questo Pensamento possiamo tirar fuori quattro parole: trasformazione, miglioramento, aiuto reciproco e futuro. In realtà c’è la quinta: Felicità. L’avevo dimenticata perché è una conseguenza delle altre. Se l’avessi messa in cima alla lista avrei preso una scorciatoia e con le scorciatoie non si diventa felici.
Ps. Dimitto affianca le imprese con strumenti diversi. Uno di questi è il metodo GOISO. Per approfondire clicca sui link qui in basso.