
Otto fantasmi si aggirano nelle aziende bloccando innovazione, investimenti e resilienza. Ecco come affrontarli.
Oggi parlo della sindrome del motore acceso. Nessuno parcheggia l’auto lasciandola in moto con le chiavi attaccate. Eppure questo è l’atteggiamento che molti imprenditori hanno nei confronti delle certificazioni. La sindrome del motore acceso ha origine da una delle emozioni più forti: la paura. È naturale. Tutti abbiamo paura. Bisogna però imparare a gestirla. Il primo passo per gestire la paura è conoscerla.
Quando pensano alle certificazioni, gli imprenditori hanno 8 paure. I casi più gravi le vivono tutte e otto insieme, poi c’è chi ne prova qualcuna mentre i più ne provano una sola.
Ora vediamo insieme ogni singola paura, ma prima ti spiego perché ho usato l’immagine dell’auto col motore acceso. Perché viviamo in uno stato di paura permanente, quindi siamo sempre in allerta per evitare i pericoli. E chi vive sempre col motore acceso non fa manutenzione. Vive solo il passato e il presente. Non pensa al futuro. Anche se stare sempre in allerta crea l’illusione di proteggere il futuro che verrà. In realtà si vive sempre pensando alla fuga e non alla preparazione.
Paura di abbandonare il passato
«Sai che ti dico? Se non fossi obbligato, ne farei volentieri a meno. Sono andato avanti da solo per anni senza l’aiuto di nessuno. Non ho bisogno di alcuna certificazione e non voglio che qualcuno me le imponga».
Lo sento ripetere spesso, soprattutto da chi possiede una PMI. È comprensibile. Come dice il detto? Squadra che vince non si cambia. Ma siamo sicuri che non cambiare, in un mondo in perenne e veloce trasformazione, porti alla vittoria? Non cambiare vuol dire perdere la capacità di innovare e migliorarsi, vuol dire perdere la possibilità di guardare la realtà da punto di vista diverso rispetto a quello che hai avuto in tutti questi anni.
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Paura della forma
Per molti le certificazioni sono solo una rognosa formalità, un qualcosa da adempiere in caso si voglia esportare o si voglia partecipare a degli appalti. Sono forma e non sono sostanza. E stare dietro a questa forma fa perdere tempo.
Ad essere sinceri il tempo (e quindi il denaro) lo si perde quando i processi aziendali non seguono un metodo, oppure quando – a causa di un imprevisto (in molti casi prevedibile) – l’azienda è costretta a fermarsi.
Paura di spendere
Soldi ne girano sempre meno e le cose da fare sono sempre di più. Sborsare del denaro per complicarsi la vita dietro a carte e a regole, non porta da nessuna parte. Messa così, come darti torto? Il problema è che se non investi nel futuro, nell’aggiornamento e nel cambiamento, arriverà il momento in cui di soldi ne spenderai tantissimi, ma solo per salvare il salvabile. Cosa c’entra con le certificazioni? Queste sono un investimento.
Paura della concorrenza
Può essere di due tipi. 1) Paura della concorrenza internazionale, vale a dire delle imprese che operano in un contesto più agevole, in cui si pagano meno tasse, i trasporti sono migliori e la burocrazia ha molte meno regole. E quindi non si ha voglia di mettersi sul groppone anche le regole delle certificazioni. L’altra è 2) la concorrenza interna, quella di chi cerca di saltare le regole e, per questo, sembra produrre più risultati.
Anche in questo caso il ragionamento non fa una piega. Sono io stesso a dirti: hai ragione. Il punto, però, è che se la pensi così è perché hai vissuto male le certificazioni. Le hai trattate come burocrazia e per questo hai fatto in modo che in azienda crescesse altra burocrazia. Quando in realtà lo scopo delle norme è quello di aiutarti ad essere più agile, ad individuare gli sprechi e a gestire meglio il personale. Se migliori questi aspetti ecco che la concorrenza non farà più paura come prima.
Paura della teoria
«Servono fatti, non regole. Qui ci spacchiamo la schiena. Sono io che mi alzo ogni mattina per far andare avanti la baracca. Cosa vuoi che ne sappiamo di come funziona un’azienda chi ha scritto le norme? Loro pensano in astratto, non agiamo nel concreto». Ecco, questo è un altro leitmotiv che sento spesso. È vero, la pratica rompe la grammatica. Ma l’impresa è fatta anche di strategia, leadership, motivazione, valutazione continua del contesto. Sei sicuro sia sufficiente solo spaccarti la schiena per portare avanti la baracca?
Paura di perdere la creatività
«Troppe carte, troppa burocrazia. Così rinunciamo a una delle nostre caratteristiche più importanti: la creatività. È grazie a questa che troviamo soluzioni rapide ai problemi. Ci adattiamo. Seguire delle regole ci limiterebbe. Vuoi mettere? Il mondo intero ci riconosce questa caratteristica e tu vuoi mortificarla con delle regole?».
Per carità, la creatività è regina. Ed hai ragione quando dici che le certificazioni non ti dicono come risolvere un problema specifico, un po’ come farebbe un prontuario. Però ti aiutano a prevenire così tanti problemi che la creatività puoi usarla per innovare e per crescere. E dire che solo per questo il gioco vale la candela.
Paura del cambiamento
«Sai che ti dico? Ho sempre fatto così. Tutti, intorno a me, hanno sempre fatto così. Non ha senso cambiare solo perché lo dicono norme astratte e lontane». Quando sento di certi timori mi viene in mente un aforisma di Roberto Benigni: «Iniziare un nuovo cammino spaventa. Ma dopo ogni passo che percorriamo ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi».
Paura delle parole
Il cambiamento parte innanzitutto da un cambiamento di mentalità e questo si sviluppa grazie alle parole. E non sempre si è preparati a recepire il linguaggio contenuto nelle norme. Vuoi perché si affronta il percorso che porta alla certificazione con pregiudizio e vuoi perché effettivamente si tratta di parole nuove.
Il coraggio di cambiare
Dopo aver elencato tutte queste paure, ho cominciato ad aver paura anch’io. Ecco perché dedico questo paragrafo al coraggio. Avere paura è normale, è umano. È altrettanto umano affrontarla. Puoi farlo in tre mosse. Primo: non fuggire. È la reazione più immediata, ma nel 99% dei casi e la più sbagliata. Secondo: dare un nome alle cose. Dare un nome vuol dire conoscere e conoscere vuol dire controllare. Terzo: non restare soli. E quindi, chiamami. Affronteremo, con le certificazioni, le paure che assalgono ogni imprenditore.