
Puoi scegliere di certificarti per puro adempimento. Oppure puoi inserire la certificazione nell’asset strategico dell’azienda. Ma solo in questo caso compi il primo passo verso l’innovazione.
Le riunioni del circolo vizioso
Sala riunioni, ore 9. Il capo legge il report con gli ultimi dati del trimestre. I numeri sono incolonnati dentro rigide gabbie. Quell’ordine infonde sicurezza: tutto è misurabile e ciò che misuriamo lo possiamo controllare. Il controllo, a sua volta, genera sicurezza. Ci sentiamo bene, è tutto a posto. Il capo posa la cartella con i fogli sul tavolo e sorridendo dice: «Bene, squadra che vince non si cambia». Come dargli torto?
Scene del genere si vivono un po’ in tutte le aziende. A volte i risultati sono lusinghieri. Altre volte, invece, non lo sono affatto; ma la dinamica appena descritta coinvolge un po’ tutti.
E a coinvolgere un po’ tutti è anche la gestione degli imprevisti. Sempre la solita sala riunioni. Il capo tira le somme del consueto bilancio trimestrale, cita numeri, roi, kpi, ma uno dei responsabili di settore lo interrompe: «Dobbiamo partecipare a un bando regionale, ma sono richieste delle certificazioni che non abbiamo». E il capo: «La solita burocrazia che ci fa perdere tempo. Comunque, poco male. Ci faremo certificare».
I vari responsabili acconsentono, ma sui volti si legge perplessità. Chi aveva ricordato del bando, pensa tra sé e sé: «Non abbiamo mai pensato a certificarci. Siamo presi da altre cose, dobbiamo far quadrare i conti». E infatti, tra i vari punti all’ordine del giorno, uno in particolare mancava all’appello, il più importante: «Quale valore diamo ai clienti?».
Sul sito aziendale si scrive sempre di essere «leader», «professionali» e «innovativi» ma a dirlo è l’azienda. Ci si presenta ai clienti con l’abito più bello, ed effettivamente la nostra organizzazione è flessibile come il nodo stretto della cravatta. Perché anche questo è misurabile, da sicurezza. D’altronde, «così fan tutti».
La forza invisibile delle certificazioni
Chiariamo subito un aspetto: le certificazioni non sono invisibili. Anzi, sono anche queste concrete e misurabili. Ma hanno a che fare con l’anima dell’azienda. Quella che nessuno vede se non come conseguenza dell’approccio che l’impresa e i suoi dipendenti hanno nei confronti dello sviluppo e dell’innovazione.
Quando un’azienda sceglie di certificarsi, vuol dire che si sta mettendo in moto. Sta decidendo di cambiare o comunque di migliorarsi. È questo il primo passo verso l’innovazione. Perché innovare non vuol dire offrire un nuovo prodotto o usare una nuova tecnologia, ma vuol dire fare nuove le cose che già si possiedono. È un atteggiamento che consente di evolversi, di adattarsi alle evoluzioni del mercato e, in ultima analisi, della società.
Facciamo un esempio: Blockbuster. Era un colosso. I conti erano in ordine. Gli stessi conti che davano sicurezza e facevano dire: «Squadra che vince non si cambia». Alla fine Blockbuster non ce l’ha fatta. L’evoluzione del mondo è stata più veloce dei suoi numeri rassicuranti. Il colosso americano ha perso di vista ciò che crea innovazione e sviluppo. E cioè: come mi evolvo per produrre valore?
Certificazione è sinonimo di innovazione
La via della certificazione, quindi, è la via dell’innovazione, un percorso che trasforma i problemi in opportunità. Non si sceglie questa strada solo perché lo richiede il bando o la legge. Perché se così fosse, comunque ci penserebbe il mercato ad assestare duri colpi all’azienda. È la strada, invece, di chi si mette al servizio dei clienti e per farlo sceglie di migliorarsi continuamente: è una dimensione etica, ma se a qualcuno dovesse importare poco dell’etica, basta dire che quando un’azienda decide autonomamente di migliorare, genera fiducia. E la fiducia è il mastice che lega i clienti all’azienda. Quindi, comunque parliamo di vantaggi.
Come possiamo riconoscere un’azienda che sceglie di migliorarsi per creare benessere da un’altra che considera le certificazioni solo come un peso? Dalla narrazione. Il secondo tipo di azienda passerà da una narrazione rosea, fatta di affermazioni ridondanti, del tipo «siamo leader di mercato», alla narrazione dell’ineluttabile: «Il mercato ci chiede sacrifici e tagli». E quindi bye, bye innovazione, benessere e valore.
Le certificazioni, quindi, consentono all’azienda di compiere un passaggio fondamentale: passare da soggetto individuale attento solo al guadagno immediato, a soggetto collettivo, dove il guadagno è fonte di sviluppo.
Cosa puoi fare oggi stesso
Oltre 1500 aziende italiane hanno deciso di trasformare i problemi in opportunità di business affidandosi a noi per certificarsi. Tutto è iniziato con una semplice telefonata conoscitiva. Prenota una chiamata con me, è il modo migliore per capire come tradurre il processo di certificazione in valore concreto per la tua azienda.